Il medico del lavoro è una figura fondamentale per garantire la sicurezza dei lavori, soprattutto in funzione preventiva. La legge disciplina in maniera abbastanza accurata le sue mansioni e i casi in cui è obbligatorio nominarne uno.
Conoscerli significa mettersi al sicuro da cali di produttività, magari causati dall’insorgenza di disturbi fisici nella forza lavoro, ma anche da sanzioni che possono essere molto onerose. Ecco cosa c’è da sapere.
Una definizione di medico del lavoro
Il medico del lavoro, ufficialmente “medico competente”, è il professionista che si occupa della salute dei dipendenti di una impresa. A uno sguardo superficiale, è il medico “a disposizione” del datore di lavoro ma in realtà le sue mansioni sono più varie e sono soggette a dinamiche ben precise.
In primo luogo, il medico del lavoro analizza le attività che si svolgono in azienda, soprattutto in una prospettiva di rischio. Successivamente, redige un piano sanitario, che consiste nell’individuazione delle visite mediche e delle analisi cui sottoporre il personale onde evitare disturbi di tipo fisico e della loro frequenza. Infine, effettua queste visite e queste analisi.
In aggiunta, il medico del lavoro effettua tutte quelle visite che in un certo senso si rivelano necessarie al rispetto delle norme e al funzionamento dell’azienda. Per esempio, stabilisce l’idoneità al lavoro dei nuovi arrivati, verifica l’idoneità a seguito di un periodo di malattia. In linea di massima, visita i dipendenti ogni qual volta questi ne fanno richiesta.
In linea di massima, e nella maggior parte dei casi, il medico del lavoro svolge analisi cliniche e analisi strumentali come analisi del sangue, spirometria, elettrocardiogramma, esami audiometrici.
Quando è obbligatorio nominare un medico del lavoro
Partiamo col dire che è sempre consigliato nominare un medico del lavoro, anche qualora la legge non preveda una obbligatorietà. E’ infatti una tutela per i lavoratori ma anche per il datore di lavoro, che così può evitare cali di produttività causati da un cattivo stato di salute dei dipendenti e, soprattutto, può mettersi al riparo da eventuali richieste di risarcimento.
Ad ogni modo, la legge stabilisce l’obbligo di nominare il medico del lavoro per tutte quelle imprese che “costringono” i propri dipendenti a mansioni che possono logorare il corpo e la mente, insomma che potenzialmente cagionano un peggioramento dello stato di salute. La casistica è molto ampia e non riguarda solo i lavori cosiddetti usuranti. Per esempio, anche l’uso del computer per molte ore al giorno rientra tra le attività tutelate dal medico del lavoro.
Disattendere a un eventuale obbligo è una pessima scelta, e da molti punti di vista: etico, operativo, economico. Le sanzioni, infatti, sono salate e consistono in svariate migliaia di euro. Inoltre, si va spesso sul penale.
A chi rivolgersi
Se avete deciso o siete obbligati a nominare un medico del lavoro, non brancolate nel buio. Non cercate mediante passaparola, ma rivolgetevi a realtà serie, magari agli hub che fungono da collettori per i professionisti, e quindi sono in grado di proporre medici competenti e immediatamente operativi. Per esempio, ci sono hub dedicati alla medicina del lavoro Torino, a Milano, a Roma ma anche nelle piccole città.
Ad ogni modo, puntate a professionisti di grande esperienza e in grado di dialogare bene, capaci dunque di instaurare un rapporto trasparente. L’efficacia dell’azione di un medico del lavoro, infatti, dipende anche dalla collaborazione con il datore e, più in generale, con l’impresa. In caso contrario, si rischiano malintesi e un generale rallentamento delle azioni di tutela e prevenzione.