Per decenni abbiamo usato e abusato delle fonti di energia fossili, gravando enormemente sull’ambiente, che chissà quando riuscirà a riparare anche solo a parte del male che gli abbiamo fatto inquinandolo.
Negli ultimi anni, per fortuna, grazie al progresso della tecnologia e della sensibilità per quanto riguarda le problematiche ambientali, c’è stata una netta accelerazione nell’uso delle energie rinnovabili.
Tantissimi paesi hanno firmato convenzioni ed accordi per impegnarsi formalmente a diminuire il più possibile il ricorso ai combustibili fossili, e finalmente si vedono i primi risultati concreti.
Per la prima volta le fonti rinnovabili hanno infatti contribuito in misura maggiore dei combustibili fossili nel soddisfare la domanda di energia in Europa: è la britannica Ember a confermarlo, individuando nelle misure di lockdown e distanziamento sociale la causa principale di questa situazione.
Dall’analisi di Ember è emerso che nei primi sei mesi dell’anno il 40% dell’elettricità consumata nei 27 paesi dell’Unione è stata generata da fonti rinnovabili, rispetto al 34% generato da centrali basate su combustibili fossili. Le emissioni di anidride carbonica del settore energetico sono calate del 23% come diretta conseguenza.
Nel complesso la richiesta di energia elettrica è calata del 7% nel primo semestre dell’anno, mentre il contributo da parte delle rinnovabili è cresciuto dell’11%, parallelamente ad un calo del 18% del contributo proveniente dai combustibili fossili.
Il settore eolico e quello solare hanno visto quest’anno quote di mercato senza precedenti, generando il 21% dell’elettricità totale europea e raggiungendo una livelli ancora più elevati in Danimarca (64%), Irlanda (49%) e Germania (42%).