Fino a qualche anno fa, quando si andava a mangiare fuori, qui in Italia, chiedere gli avanzi del proprio pasto, anche se a stento toccati, era considerata una pratica da “poveracci”: in pochi, soprattutto in ristoranti più blasonati, si sarebbero mai sognati di chiederlo.
Ed invece, negli ultimi anni, è arrivata anche nello stivale una pratica che all’estero era già diffusa da molti anni: la doggy bag.
Se letteralmente doggy bag significa “vaschetta degli avanzi per il cane”, in realtà l’espressione idiomatica fa riferimento ad un contenitore per portare gli avanzi di cibo del ristorante non solo al proprio cane, ma anche per mangiarli a casa.
In Italia per anni i ristoratori si sono rifiutati di dare al clienti i resti del proprio pasto, anche se legittimamente pagati, ma nel 2014 la Corte di Cassazione per legge ha sancito il diritto dei clienti dei ristoranti, delle pizzerie e delle tavole calde, di portarsi il cibo avanzato a casa.
Se in Cina portarsi a casa gli avanzi è addirittura sinonimo di buona educazione, qui da noi solo un risicato 20% degli avventori lo fa abitualmente, anche se si stima che ormai 30 000 ristoranti mettano a disposizione senza problemi la doggy bag.
Ricordiamo che, lungi dall’essere un’azione da poveracci, la doggy bag è un’ottima iniziativa per limitare lo spreco di cibo.