Quando piove ci appare naturale prendere un ombrello ed aprirlo, con un gesto naturale che abbiamo sempre fatto fin da bambini, e dando per scontato che sia un oggetto che sia sempre esistito.
Ed invece, come per tutte le cose che ci circondano, qualcuno lo ha inventato, in un determinato periodo storico. Ma chi? E quando?
A quanto pare i primi ombrelli sono stati usati dai Cinesi già nel XII secolo a.C., ma per proteggersi dal sole piuttosto che dalla pioggia.
Anche Egizi e Babilonesi sfoggiavano l’ombrello parasole e nell’Estremo Oriente divenne segno di nobiltà, tanto che veniva portato solo da reali o dignitari di corte.
Sin dal III secolo a.C., l’ombrello per ripararsi dal sole era usato dalle donne romane, le quali, avrebbe confermato Ovidio, se ne sarebbero servite anche quale strumento di seduzione.
Nei secoli comparse in svariate culture, ma nella maggior parte dei casi con annessi significati religiosi e come portatore di buoni auspici.
Per vedere però l’ombrello usato in modo moderno, ossia per salvarci dalla pioggia, dobbiamo però aspettare oltre 15 secoli, ossia fino all’Ottocento.
Fino agli anni Quaranta del XX secolo, in Eritrea e in Etiopia (un tempo chiamata Abissinia), l’ombrello restò appannaggio del clero e dei nobili. Fu solo con l’arrivo dei primi italiani che le genti locali conobbero l’ombrello occidentale.
Nel Novecento in tutta Europa il parapioggia diventa di utilizzo comune ma solo dopo la Seconda guerra mondiale, grazie alle nuove tecnologie, comparvero gli ombrelli con coperture impermeabili fatte di nylon, poliestere o plastica.