I laghi dell’artico contengono metano, la notizia viene riportata dal prestigioso Sydney Morning Herald citando la fonte di Katey Walter Anthony che ha potuto studiare circa 300 laghi attraverso la tundra dell’Artico. l’esperto artico ha detto di non aver mai visto un lago come quello del Mucky.
Il lago, grande quanto circa 20 campi da calcio, sembrava bollire, le sue acque sibilavano, ribollivano e scoppiettavano mentre un potente gas serra si alzava dal fondo. Alcune bolle divennero grosse come dei pompelmi, sollevando visibilmente la superficie dell’acqua di diversi centimetri e trasportando pezzetti di fango dal basso.
Artico: dal lago emerge metano
Mentre il permafrost si disgrega nell’Artico che si riscalda rapidamente, viene rilasciata anidride carbonica, il principale gas serra che riscalda il pianeta, dal suolo all’aria. A volte, il disgelo sprona la crescita dei laghi attraverso il terreno soffice e incavato, e questi corpi d’acqua che scongelano in profondità tendono a scatenare il gas metano.
Katey Walter Anthony spiega che tale lago era ben diverso, il volume di gas che si diffonde da esso potrebbe scagliare un altro duro colpo al sistema climatico se laghi come questo, si rivelassero molto diffusi.
La prima volta che Katey Walter Anthony ha visto Esieh Lake, aveva temuto addirittura che potesse esplodere, nel 2010, l’Università dell’Alaska a Fairbanks ha pubblicato un video dove si vede sulla superficie ghiacciata di un lago artico, l’accensione di un fuoco di metano che crea una torre di fuoco molto alta, tale video ha raggiunto quasi mezzo milione di visualizzazioni su YouTube.
Così ora, nell’agosto caldo dell’Artico, era tornata in questo posto isolato con un piccolo gruppo di ricerca, insieme al marito e ai due giovani figli, per vedere quali segreti poteva offrire Esieh Lake. Era semplicemente un’anomalia bizzarra? O era un segno che lo scioglimento dell’Artico aveva iniziato a rilasciare un’antica fonte di metano che avrebbe potuto peggiorare il cambiamento climatico?
Una cosa di cui era sicura: se l’Artico che continua a riscaldarsi dovesse rilasciare più metano che scalda il pianeta, ciò potrebbe portare ad un maggiore riscaldamento del pianeta. Gli scienziati chiamano questo fenomeno come un ciclo di feedback.
“Questi laghi accelerano il disgelo del permafrost“, ha detto Walter Anthony. “È un’accelerazione“.
Nell’aprile 2017, Walter Anthony ha fatto sapere ai residenti di Kotzebue, in Alaska, che stava cercando dei laghi strani, una segnalazione la condusse nella regione di Noatak, non molto al di sopra del Circolo Polare Artico. Lo scorso settembre, ha fatto la sua prima visita al lago, che si trova in un ambiente tra colline in pendenza ricoperte di muschi color ruggine e cespugli di mirtilli. Ha portato la sua famiglia e uno studente laureato sul posto..
All’inizio, il volume di gas a Esieh Lake era veramente terrificante, ma quando Walter Anthony si era ormai abituata alla situazione, la paura aveva lasciato il posto allo stupore e alla meraviglia.
I suoi apparecchi rivelarono enormi buchi sul fondo del lago: “diversamente da qualsiasi cosa abbia mai visto in un lago artico” sottolinea.
Le misurazioni hanno mostrato che il lago scende a circa 15 metri di profondità, quando li hanno studiati per la prima volta, Walter Anthony e la studentessa laureata Janelle Sharp hanno chiamato questi due gruppi di filtraggio W1 e W2, abbreviazione di “Wow 1” e “Wow 2.”
Successivamente quando gli scienziati hanno esaminato campioni di gas, hanno trovato la firma chimica di origine “geologica“. In altre parole, il flusso di metano dal lago sembrava emergere non dal disgelo diretto del suolo artico ghiacciato, o del permafrost, ma piuttosto da una riserva di combustibili fossili molto più antichi.
Per il secondo viaggio, Walter Anthony aveva portato un team più grande di ricercatori, più attrezzature e la sua famiglia compreso suo marito, Peter Anthony.
Il team ha portato strumenti per il campionamento di gas, quattro gommoni, grandi ceste di cibo, otto tende, un telefono satellitare per le emergenze e due fucili da caccia, perchè come in gran parte della natura selvaggia dell’Alaska, il lago è frequentato da orsi grizzly.
Una settimana prima del viaggio, Walter Anthony aveva pubblicato un importante studio che forniva notizie preoccupanti sui laghi artici in generale.
La ricerca ha affrontato la questione centrale che ora anima gli scienziati che studiano i terreni permafrost, che possono raggiungere profondità di circa 1,5 chilometri, a causa del freddo, quei resti ricchi di carbonio non si sono mai completamente decomposti e il terreno li conserva in una sorta di “sonno ghiacciato“. Ora, però, mentre l’Artico si scalda, la decomposizione sta iniziando e emette gas serra.
Gli scienziati sanno che il permafrost contiene un’enorme quantità di carbonio, sufficiente a riscaldare il pianeta in modo catastrofico se fosse rilasciato nell’atmosfera. Ma non sanno quanto velocemente possa in effetti essere rilasciato e se i cambiamenti saranno graduali o rapidi.
Gli autori hanno scoperto che la continua crescita di questi laghi, molti dei quali si sono già formati nella tundra, potrebbe addirittura raddoppiare le emissioni di gas serra provenienti dai suoli dell’Artico entro il 2100. Questo nonostante il fatto che i laghi coprano meno del 6% della superficie terrestre artica totale.
Gli studiosi sono rimasti sconcertati da una drammatica impennata dei livelli atmosferici di metano, che dal 2006 hanno una media di 25 milioni di tonnellate in più di gas all’anno. Lo studio di Walter Anthony ha rilevato che i laghi artici potrebbero addirittura raddoppiare tale percentuale di aumento.
foto@Chris Mooney Twitter