Il cronico ritardo dell’energia eolica italiana è ben documentata dagli ultimi dati a disposizione, che attestano come – contrariamente a quanto è avvenuto in altri comparti, come quello fotovoltaico – l’industria eolica sia costantemente in affanno. E il tutto, nonostante le evidenti eccellenze nazionali che arricchiscono e impreziosiscono il panorama delle eco-energie tricolori.
Ma andiamo con ordine. Sul perché l’energia eolica italiana si così in ritardo rispetto alle best performance europee ed extra europee, due motivi sembrano essere predominanti: da una parte uno scenario di incertezza normativa, contraddistinta – tra gli altri – dalle nuove tasse applicate all’eolico e da norme retroattive che hanno confuso il quadro di riferimento delle azioni; dall’altra parte l’introduzione delle ste al ribasso di cui al d.m. 6 luglio 2012, che hanno favorito sviluppatori locali, a discapito di realtà industriali di più vaste dimensioni che hanno le reali potenzialità per sviluppare l’impianto (si pensi come tra le unità che hanno avuto accesso agli incentivi con tale sistema, solo il 30% è entrato in esercizio o è in costruzione).
Il risultato? Molti progetti sono rimasti solo sulla carta, e solo il 30% è stato realizzato o è in costruzione.
E così, mentre per il 2015 è in fase di predisposizione e di emissione un nuovo decreto che dovrebbe garantire il rispetto di requisiti più selettivi per poter partecipare alle aste, il panorama eolico italiano non può che rallegrarsi dell’esistenza di vere e proprie eccellenze globali, in grado di emergere in un clima non certo di grande supporto per un maturo sviluppo del settore. In tal proposito, sia sufficiente ricordare la felice esperienza di Veronagest, fondata da Franco Bogoni, e oggi player di riferimento grzie ai uoi 7 impianti eolici mediante i quali produce ogni anno 550 GWh di energia elettrica: quanto basta per poter soddisfare le esigenze energetiche di 160.000 famiglie italiane…
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